L'algoritmo che evita il traffico

Da: http://gadget.wired.it/news/motori/2011/09/27/algoritmo-traffico-elimina... Da due ore sei bloccato nell’ennesimo ingorgo sulla tangenziale est che porta fuori Milano, e ti senti stupido. Due settimane fa hai finito di pagare le rate della tua 150 cavalli, velocità massima 208 km/h in piano, trazione Q2. Ti immaginavi di dominare la strada e invece sei bloccato con le quattro frecce. In riserva. Magari non sai che i tuoi colleghi che usano il treno sono già a metà del dolce, magari non sai nemmeno che nella tua città il numero di automobili per abitante aumenta ogni anno, ma ti senti stupido lo stesso. E dal momento che il numero di auto in circolazione in questo paese continua ad aumentare (nel 2011 sono lo 0,6% in più rispetto al 2010, dati Istat), questa sensazione è destinata a riproporsi con frequenza sempre maggiore. Nella Corea del Sud, dove negli ultimi dieci anni il numero di veicoli è pericolosamente cresciuto, due scienziati dell’Università di Seoul hanno sperimentato l'utilizzo di un algoritmo d’avanguardia per contrastare in tempo reale l’ insorgere del traffico. Il loro obiettivo è quello di dotare ogni veicolo di un sistema capace di riconoscere la posizione e la velocità degli altri veicoli e regolare la propria di conseguenza. Esisterebbero soluzioni più lungimiranti e articolate al problema: ridurre il numero di auto per abitante (a Viterbo, ad esempio, sono 755 ogni 1000 abitanti) e parallelamente potenziare il trasporto pubblico; ridisegnare gli snodi secondari in modo da facilitare il deflusso dalle grandi arterie stradali; introdurre corsie preferenziali e semafori per frammentare le immissioni in autostrada etc. Ma si tratta di provvedimenti che richiedono tempo (e precise scelte amministrative) per essere portati a termine. Nel frattempo, la soluzione escogitata da Hyun Keun Lee e Beom Jun Kimpotrebbe aiutare ad arginare il problema, a condizione che venga introdotto in massa nelle auto di prossima generazione. Lee e Kim hanno sviluppato la loro idea partendo da un'evidenza sperimentale: esistono condizioni particolari di traffico che non portano formazione di un collo di bottiglia (la congestione stradale che tanto ci fa sentire stupidi); e su una considerazione correlata: la congestione stradale è il prodotto dell’interazione tra i veicoli stessi. Di conseguenza, per riorganizzare il traffico in modo da evitare qualsiasi tipo di imbottigliamento è necessario agire proprio su questa interazione. Per fare ciò, i due scienziati coreani, si sono affidati a un sistema complesso d’avanguardia conosciuto con il nome di automa cellulare. Per capire cosa sia un automa cellulare provate a immaginare un foglio a quadretti, una griglia costituita da un numero finito di celle. Ogni cella ha una forma (quadrata, esagonale, triangolare, etc…), un insieme di possibili stati (ad esempio colori, o valori matematici) e uno stato iniziale. Con il passare del tempo lo stato di ogni cella varierà secondo regole basate sulla prossimità con le cellule vicine. Insomma, ogni cella muta stato a seconda dello stato delle celle adiacenti, che a loro volta cambiano stato secondo lo stesso principio, dando vita a una struttura dinamica che in alcuni casi si evolve in maniera indefinita. http://www.youtube.com/watch?v=SOqQtqpGuDE Questo complesso sistema trova un riscontro naturale nell’ evoluzione dei manti maculati di alcuni mammiferi e nei pattern dei gusci di alcune conchiglie marine (Robert J. Sawyer ha ipotizzato la nascita di un web vivente a partire dagli automi cellulari, nel suo romanzo Wake). Lee e Kim lo hanno sfruttato come base per il loro algoritmo anti-traffico. Nel loro modello ogni veicolo comunica con gli altri la propria velocità e la propria posizione nella griglia stradale e, a seconda delle condizioni di traffico, è in grado di mutare il proprio atteggiamento nei confronti del traffico da ottimista (il guidatore tende a tallonare la macchina davanti a lui nella speranza che l’ingorgo si dissipi presto) a difensivo (il guidatore rallenta preventivamente per evitare di rimanere imbottigliato). Utilizzando come dati di riferimento la densità dei veicoli sul manto stradale e la loro velocità, interconnettendo le auto in modo che ogni veicolo sia a conoscenza della posizione e della velocità degli altri, il modello di Lee e Kim è in grado di suggerire al guidatore quando è il momento di rallentare, ovvero di assumere un atteggiamento difensivo. I due ricercatori hanno testato l’algoritmo in varie simulazioni e i risultati sono sorprendenti: nella situazione in cui i veicoli rallentano preventivamente in vista di un ingorgo, il congestionamento tende a dissiparsi in poco tempo, consentendo un rapido recupero del flusso stradale. Le premesse introdotte da Lee e Kim sono interessanti, ma un interrogativo rimane aperto: come introdurre questo sistema nelle vetture di nuova generazione? Stando ai risultati ottenuti dalle simulazioni, la soluzione più efficace (e più utopica) sarebbe quella di regolare “dall’alto” la velocità di ogni singolo veicolo in modo che il traffico si muova sempre alla maggiore velocità possibile. Ma si tratta di uno scenario tutt’altro che verosimile. Un’altra ipotesi sarebbe quella di dotare ogni auto di un sistema che consenta di interconnettere i dati di ogni singola vettura, in modo da poter suggerire al guidatore quando rallentare in modo da non formare code. Tuttavia, è altrettanto poco probabile che tutti i guidatori decidano di dare retta ai consigli della loro auto, per questo motivo Lee e Kim vagheggiano la possibilità di rendere automatico questo processo, introducendo nelle auto di nuova generazione un sistema che faccia in modo che le auto rallentino non appena ricevono il segnale di traffico imminente. Molti vedranno questa possibilità come un’ invasione illiberale del sacro libero arbitrio dell’automobilista. Ma la realtà è che, come dimostrano gli studi citati a inizio articolo, alla base degli ingorghi c’è proprio l’abuso di questo libero arbitrio. L’alternativa è aggrapparci al nostro egoismo, rassegnarsi a perdere ore in coda, e continuare a sentirci irrimediabilmente stupidi.