Azimuth Yacht

iMpronta è Mobility Manager di Azimut Yachts (Avigliana)

 

Azimut si è impegnata a rispettare il Decreto Ronchi sul tema della Mobilità Sostenibile nelle Aree Urbane e comunica che:
 

  1. ha provveduto ad individuare la figura del Mobility Manager 
    nella persona dell' ing. Massimo INFUNTI della ditta iMpronta

  2. Nei prossimi mesi sarà avviata l'indagine sugli spostamenti casa/lavoro del personale di Azimut e sarà redatto il PSCL (Piano degli Spostamenti Casa Lavoro). Tale piano verrà presentato al Comune di Avigliana entro il 31/12/2007 come richiesto dalla legge.

La crisi e le nuove sfide per il mobility manager

di Lucia Savino (Mobility Manager per iMpronta in Azimut Yacht Avigliana) E' dal 2007 che lavoriamo in Azimut come Mobility Manager. Da allora promuoviamo azioni e attiviamo campagne di comunicazione per sostenere la mobilità sostenibile: erogazione di contributi per i dipendenti che fanno richiesta di un abbonamento annuale al TPL, adesione al progetto 'bike box' del Comune di Avigliana, parcheggi riservati a chi fa car pooling, premi per chi prova il mezzo pubblico per un mese. Nel periodo di prosperità e benessere il viaggio con il mezzo pubblico viene vissuto come difficoltoso: gli orari non sono perfetti né flessibili, i mezzi sono talvolta in ritardo, le vetture non sono sempre accoglienti. Meglio l'auto anche se si sta fermi nel traffico e si spende molto in carburante (contribuendo al peggioramento della qualità dell'aria per tutti). Nel periodo di crisi si è spinti probabilmente a 'sopportare' i disagi del mezzo pubblico per il bene del portafoglio. Ciò su cui mi sto interrogando in questo periodo è quanto durerà, non la crisi ma la scelta dei dipendenti. Quanti di questi lavoratori, in un momento - speriamo vicino - di ripresa, continueranno ad usare modalità più sostenibili di spostamento? E soprattutto: qual è il compito del Mobility Manager in questa fase? a parte i risultati concreti raggiunti (meno auto nel parcheggio aziendale, minore produzione di CO2, minori ingorghi, ecc...) non penso ci sia troppo da gioire in qualità di consulente per dei risultati che sono stati raggiunti non attraverso scelte consapevoli, né per ragioni di salute o per il bene comune. La sfida è valorizzare e lodare la nuova abitudine del dipendente senza peccare di paternalismo.
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